La storia

L’Arte della capoeira è una delle più alte espressioni artistiche del Brasile. La capoeira nasce e si sviluppa nei secoli accompagnando il popolo brasiliano fin dalle sue più antiche origini.

Non avendo le competenze per scrivere qui l’ennesima storia della capoeira, argomento di grande complessità per la mancanza di fonti scritte e l’incertezza tra gli studiosi, abbiamo preferito proporre una piccola sintesi. Il 1500 è la data di inizio della colonizzazione portoghese in Brasile, che durerà fino al 1822.

In principio l’economia brasiliana si basa quasi esclusivamente sulla coltivazione e la lavorazione della canna da zucchero. Avendo bisogno di molta manodopera i portoghesi cominciano a importare in maniera sempre più massiccia schiavi neri dalle loro colonie africane.

Molti di loro vengono destinati a lavorare negli engenho stabilimenti per la lavorazione della canna da zucchero. Si ritrovarono così riunite persone provenienti da diverse parti dell’Africa. Qui si fondono culture differenti, suoni,miti e racconti.

Rituali religiosi e danze. Nasce tra gli schiavi l’esigenza di creare un sistema per difendersi dal padrone, un’arma con la quale potersi ribellare. Quando gli schiavi riuscivano a fuggire dalle piantagioni, cercavano rifugio in luoghi nascosti nelle foreste formando proprie comunità chiamate quilombos.

Nel 1822 il Brasile ottiene l’indipendenza dal Portogallo e diventa un impero, ma la schiavitù resta ancora in vigore per circa 50 anni, fino a quando, nel 1871, viene decretata l’emancipazione dei nascituri figli degli schiavi. Con successivi interventi, la schiavitù viene definitivamente abolita. L’ultimo di questi, chiamato lei aurea (legge d’oro) e promosso dalla Principessa Isabel, è datato 1888. L’anno successivo (1889) un colpo di stato militare segna la fine dell’Impero e instaura la repubblica.

Durante il periodo repubblicano la capoeira vive la più severa repressione: tanto da arrivare ad essere proibita per legge, con pene dai due ai sei mesi di prigione. Del resto in quel periodo gli ex schiavi hanno ben poche possibilità di trovare una soddisfacente collocazione nella società e sono perciò costretti a vivere nell’emarginazione: in questo contesto non è strano che anche la capoeira possa venire utilizzata per attività criminali. in quel tempo, infatti, le bande di capoeiristi chiamate “maltas” sono fonte di disordini e tumulti.

Per effetto della repressione di cui è oggetto, la capoeira viene associata alla malavita ed alla delinquenza.

Nel 1934 dittatore Getulio Vargas per placare le quotidiane rivolte propose una riforma che mirava a rivalutare la cultura popolare e a restituire un senso di identità e di appartenenza al popolo brasiliano. Grazie a questa riforma dal 1936 infatti la capoeira non fu più considerata fuori legge.

La svolta forse più decisiva nella storia della capoeira avviene proprio durante anni del regime di Getulio Vargas (1930-45) gran parte del merito va attribuito a Manuel dos Reis Machado (1899-1974), conosciuto come Mestre Bimba. Egli è il primo ad introdurre un sistema d’insegnamento sistematico della capoeira.

Per dimostrare la validità del suo metodo sfida in pubblici combattimenti altri capoeiristi ed esponenti di altre arti marziali e li vince tutti, ottenendo così una straordinaria popolarità. Nel 1932 fonda a Salvador di Bahia la prima academia de capoeira, il “Centro de Cultura Física Regional” (così chiamato per evitare riferimenti diretti alla capoeira, la cui pratica restava ancora proibita per legge). Nel 1937 sarà ufficialmente riconosciuta dalle autorità del Brasile,in seguito ad una dimostrazione a cui assistette Getulio Vargas in persona.

Contemporaneamente a Mestre Bimba, numerosi altri capoeiristi come Waldemar, Canjiquinha, Cobrinha Verde, Leopoldinha cercano di organizzare la pratica e l’insegnamento della capoeira. In particolare Vicente Joaquim Ferreira Pastinha (1889-1980), noto come Mestre Pastinha, intraprende l’insegnamento della capoeira, sottolineandone il valore culturale e storico. Pastinha assume il ruolo di guardiano della capoeira tradizionale, che in opposizione a quella Regional di Mestre Bimba, prende il nome di capoeira Angola. Il suo Centro di Capoeira Angola aperto in largo do Pelourinho dal 1941 diviene così un importante punto di riferimento per la rivalutazione dell’eredità afrobrasiliana della capoeira.

A partire dagli anni ’50 si è sviluppata una tendenza “sportiva” della capoeira, basata su una sempre più rigida divisione in gruppi e academias. Sebbene si differenzi molto dall’originale arte di Mestre Bimba, questa capoeira ancora oggi viene spesso chiamata Regional o contemporanea.

Come reazione a questo fenomeno dagli anni ’70 recupera popolarità la Capoeira Angola. Sebbene si richiami in modo diretto e costante alla capoeira di Mestre Pastinha, anche questa “corrente” è protagonista di un’evoluzione pur nel costante riferimento alla tradizione.

Nonostante l’opposizione talora rimarcata, ma più spesso pretesa, tra i due stili, entrambi racchiudono l’essenza stessa della capoeira, si compensano e costituiscono due dei molteplici aspetti della capoeira.

Jogo de capoeira

Il “gioco” della Capoeira avviene secondo un rituale ben preciso: la “Roda” (ruota, cerchio).

Un gruppo di persone si dispongono in cerchio, un capoeirista (solitamente il Maestro) intona un canto solista suonando il berimbau, accompagnato da altri strumenti quali la conga (tamburo) il pandeiro (tamburello) e il agogô (campanelle), mentre gli altri rispondono al canto con il coro.

Al cenno del berimbau due giocatori entrano nella Roda e iniziano il gioco di capoeira al ritmo delle percussioni e del canto. Per una persona che vede per la prima volta la Capoeira questa può apparire solo come una sorta di danza acrobatica. In realtà ciascun atleta usa i movimenti come trappola allo scopo di dominare il proprio avversario. Oltre alla tecnica il capoerista si serve della mandinga (malizia),il capoeirista è calmo, furbo, tranquillo e calcolatore.

La musica e il canto nella capoeira: All’interno del rituale della Capoeira, un ruolo fondamentale è svolto dalla musica (quindi dagli strumenti) e dai canti, che risuonano durante il jogo. La presenza della musica, in questa attività, è da ricollegarsi a molteplici motivazioni: in primo luogo, quando la Capoeira veniva segretamente praticata dagli schiavi nelle piantagioni, aveva la funzione di dissimulare la lotta sotto forma di danza (o comunque rituale indigeno): gli schiavi evitavano così severe punizioni da parte dei padroni.

Con il passare del tempo questa dissimulazione vera e propria si è mutata nel mitigare l’aspetto prettamente marziale e combattivo della lotta a favore di un aspetto più giocoso e teatrale. Indubbiamente la musica ha poi il fondamentale compito di richiamare l’energia e trasmetterla alla roda e ai capoeiristi che la compongono: l’energia di cui stiamo parlando è ciò che i brasiliani identificano con la parola Axé, termine di origine africana, che sta a significare l’energia vitale o forza universale che permea tutte le cose animate e non. Tale energia è necessaria per il completo svolgimento del jogo di Capoeira, è essa che sostiene e dà forza ai due capoeiristi che si sfidano. Richiamata da tutti gli strumenti, pervade la roda ed è alimentata dai canti.

Infine, ma non certo per importanza, i canti hanno il compito di trasmettere la cultura della Capoeira: come per altre forme di cultura popolare, quella della capoeira è essenzialmente di tipo orale e non scritto. Allo stesso modo nella Capoeira vengono narrate e trasmesse di bocca in bocca le grandi gesta di mestres del passato, di eroi della Capoeira…le basi quindi della cultura capoeiristica. Anche storie di vita quotidiana, aneddoti e particolari situazioni ispirate al mondo animale e naturale che, sotto forma di metafore o similitudini, dialogano con la roda inserendosi di volta in volta tra i movimenti dei capoeiristi, accompagnandone il jogo.

Esistono infatti differenti tipologie di canti che si adattano a differenti situazioni o momenti del rituale.

Gli strumenti che compongono la bateria (l’orchestra) di capoeira sono tutti a percussione, di fattura relativamente semplice e in gran parte di origine africana.

Primo fra tutti il berimbau, discendente diretto dell’arco musicale africano: è costituito da un bastone di biriba (pianta tipica brasiliana) che opportunamente flesso tiene in tensione un cavo di acciaio. Su questo “arco” così formato si fissa la cabaça, una zucca essiccata, svuotata e levigata che funge da cassa di risonanza. Per produrre il suono si percuote il cavo d’acciaio con una bacchetta di legno e grazie all’utilizzo di una moneta (o di un sasso), appoggiata o allontanata dal cavo, si possono produrre suoni di differente qualità e timbro.

Esistono tre differenti tipologie di berimbau: il Gunga, dal suono più grave e con la cabaça più grossa; il Medio, dal suono lievemente più acuto e la Viola, dal suono squillante e con la cabaça più piccola. Ognuno dei tre viene percosso in maniera differente pur mantenendo lo stesso ritmo. E’ il berimbau gunga lo strumento che “comanda” la roda e solitamente è suonato dai capoeiristi di grado più elevato e con più esperienza.

Abbiamo quindi l’atabaque o la conga, un tamburo di legno dal corpo allungato che poggia terra, la cui estremità superiore è chiusa da una pelle animale essiccata. Pelle che viene percossa in differenti modalità per produrre i suoni. Anch’esso di origine africana, è uno strumento fortemente legato alla ritualità in quanto utilizzato anche nella pratica del candomblé, un culto religioso largamente praticato in Brasile e non solo.

A seguire troviamo il pandeiro, il classico tamburello dalla struttura in legno con sonagli (di probabile origine araba), anch’esso avente una membrana che percossa produce i suoni. L’agogô, uno strumento in metallo costituito da due campane di differente grandezza che percosse producono due suoni di differente tonalità.

Il reco-reco, uno strumento generalmente in legno (ma se ne possono trovare anche in metallo) lavorato a scanalature che sfregato opportunamente con una bacchetta produce un suono molto secco e squillante.

Esistono vari tipi di baterias e di ritmi suonati (i cosiddetti toques) a seconda del tipo di jogo che si vuole andare a richiamare: ad esempio la bateria di Angola è costituita dai 3 berimbau (Gunga, Medio e Viola), un atabaque, due pandeiros, un agogô e un reco-reco. Differentemente la bateria di Regional di Mestre Bimba (charanga) è costituita da un solo berimbau e due pandeiros e com’è facile intuire i ritmi suonati sono differenti.